BIOGRAFIA
BIOGRAFIA
PIER PAOLO CALZOLARI
Figura emblematica nell’arte contemporanea italiana e internazionale, Pier Paolo Calzolari nasce a Bologna nel 1943 e attualmente vive e lavora nelle Marche. La sua ricerca si è da sempre distinta per la trasversalità dei materiali e dei linguaggi.
Negli anni Sessanta si lega al movimento artistico e culturale dell’Arte Povera, pur restando autonomo rispetto a ciò che considerava una costellazione di ricerche e non un gruppo chiuso. Il suo scritto La casa ideale (1968), è considerato un enunciato dei principi di quella stagione. In quel contesto le opere di Calzolari si distinguono per una peculiare qualità poetica e letteraria, fino ad azioni performative come Canto sospeso, 1973.
Il suo ritorno alla pittura, intorno agli anni Ottanta, non rappresenta una rottura ma una continuazione di quel ritrovare la voce primaria della materia, e dunque del colore, espresso anche dall’Arte Povera. L’artista ricorda che il gruppo nasce senza volontà avanguardistica: “aperto al passato, al presente e al futuro”. La sua azione pittorica è sempre interrogazione della materia, della sua origine sciamanica, un rito propiziatorio come il linguaggio della musica e della danza.
E’ noto per l’uso spregiudicato di materiali: da quelli metallici, ai neon, a quelli organici e naturali, esaltando i loro intrinseci processi trasformativi, a cui aggiunge il suono, inteso come esperienza percettiva del Tempo.
Negli anni ‘60 realizza una serie di opere composte da metalli, vegetali, minerali, fuoco e ghiaccio. Proprio alle Strutture Ghiaccianti si riferisce il prezioso disegno preparatorio nella raccolta di StazioneBase. Come in tutti i lavori di Calzolari le Strutture accolgono un processo materiale, in questo caso la formazione di brina sulla superficie, che allude al mistero alchemico, ad una metamorfosi come atto drammatico e teatrale, per portare in una dimensione onirica o spirituale.
Ha partecipato a Documenta (1972, 1992), alla Biennale di Venezia (1978, 1980 e 1990) e alla Quadriennale di Roma (1972). Nel 2011 Ca’ Pesaro di Venezia gli ha dedicato un’importante mostra personale. Le opere di Calzolari sono state esposte a Palazzo Grassi per la mostra “Where are we going” (2006) e a Punta della Dogana per “Accrochage” (2016). Nel 2019 apre al Museo Madre Painting as a Butterfly, una retrospettiva dedicata esclusivamente alla sua imponente produzione pittorica.
Sue opere fanno parte di importanti collezioni museali di tutto il mondo.
In Italia ricordiamo: il Centro Pecci di prato, la Collezione Maramotti di Reggio Emilia, la GAM di Torino e il Museo d'arte contemporanea del castello di Rivoli, Il MAMbo di Bologna, il MAXXI di Roma e la Pinault Collection, Palazzo Grassi - Punta della Dogana a Venezia.
In Europa: lo Stedelijk Museum voor Actuele Kunst (SMAK) a Gand, ma è in Francia la diffusione più capillare del suo lavoro, attraverso la Fondation Marguerite et Aimé Maeght, Saint-Paul-de-Vence, FRAC- (Fond national d'art contemporain) Bretagne, Champagne Ardenne, Nord-Pas de Calais, Picardie, il (MAMAC di Nizza, il Centre Georges Pompidou a Parigi.
Negli Stati Uniti la sua ricerca è presente presso l’Art Institute of Chicago, il Museum of Fine Arts Boston, e il Guggenheim di New York.Lo scultore riceve imprinting alla modellazione nel centro d’origine e nel laboratorio del padre. Continua lo studio presso l’Istituto d’arte per la ceramica di Faenza dove incontra Albert Diato, che gli trasmette la passione per il lavoro ad “alta temperatura”. Il Museo delle Ceramiche favorisce i primi esperimenti con il grès, anche sull’esempio di opere donate da Picasso. Stringe amicizia con Carlo Zauli e Nanni Valentini, suo compagno nella ricerca poetica sulle terre. Alla fine degli anni ‘50 è a Milano, frequenta l’Accademia di Brera e diventa assistente di Lucio Fontana ed Arnaldo Pomodoro. Si trova dunque ad affrontare l’eredità dello Spazialismo e si relaziona con l’esperienza della ceramica informale di Albisola. La sua adesione alla Contestazione del ‘68 è rappresentata dai primi lavori monumentali, grandi ferri che incarnano il concetto della loro logica costruttiva. Sono metalinguistici nel riferirsi all’indivisibilità tra il grande sforzo che richiede ogni opera di Spagnulo, al processo d’esecuzione affrontato insieme agli operai in acciaieria, interconnesso all’idea, alla geometria intrinseca al materiale.
Nel 1977 espone i cicli Archeologia e Paesaggi, al Newport Harbor Art Museum. Affronta poi il tema della scultura orizzontale, avvicinandosi al Minimalismo americano. Dal 1982 si riaccende l’interesse per le tecniche applicate alla ceramica e costruisce il gigantesco tornio col quale crea la monumentale opera Turris, poi prodotta in ferro. Alla fine degli anni ‘80 ritorna al ciclo dei Ferri spezzati. Negli anni Novanta la sua ricerca trova esiti inediti nella sfida alla forza di gravità, con la sospensione di enormi blocchi di ferro. Significativa Campo sospeso, opera installata a Castel Burio. Riceve l’incarico per insegnare scultura presso l'Accademia di Stoccarda, grazie al successo di sue mostre presso gallerie e musei nordeuropei.
Confermano il riconoscimento della critica il Premio Faenza alla carriera e il Concorso Internazionale d'arredo urbano di Milano; Scogliere è l’enorme scultura formata da cinque enormi blocchi di acciaio, collocata all'inizio del 2002 davanti al Teatro degli Arcimboldi. Approda nel 2005 alla Peggy Guggenheim Collection con la mostra E se venisse un colpo di vento? Nel 2007 vince il concorso per il “Monumento ai Caduti di Nassiriya” con una grande scultura osservabile nel Parco Schuster di Roma, La Foresta d'Acciaio.
Ha esposto in tutto il mondo fino al 2015, presso gallerie private, mostre internazionali come la Biennale di Venezia (1972, 1986, 1990, 1995). Sue opere vivono o hanno vissuto nel rapporto con lo spazio urbano o nella dimensione d’ arte ambientale. Ricordiamo, oltre ai luoghi già citati: Gibellina nel 1974, la Collezione Gori presso Fattoria di Celle con Daphne, in situ dal 1988, Il Chiostro del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano con Cubus, nel 2014.