La mia macchina fotografica e il suo campo visivo sono lo strumento del mio lavoro. La porto con me in un luogo, che sia in armonia con le finalità della mia arte. Sono là alla ricerca di un’immagine che riverberi dentro e fuori. Cerco un pezzettino di paesaggio che possa trasmettere i miei pensieri e le mie più ampie aspirazioni racchiudendole in un piccolo istante. Cerco di produrre un lavoro che sia in equilibrio.

La fotocamera cattura un frammento del paesaggio, ma ha un campo visivo limitato. Le immagini implicano ciò che è al di fuori, ma devono esprimere ciò che è dentro i loro confini. La fotocamera è inserita nel campo visivo più ampio. È selettiva e semplificata. È limitata, e solo le mie intenzioni ne espandono la vista. Ci sono arrivato in macchina, non ho camminato, non ci ho campeggiato ne passato la notte. Ci sono andato spesso, probabilmente per due decenni. Sulla punta est di Long Island, dalla fine dei miei Trent’anni. Conosco la terra e la luce. Ho nuotato nell'oceano e nella baia. Ho camminato sulle dune e lungo la spiaggia. Ci ho visto un'eclissi solare. Cercare di capire l’infinito fa parte della mia vita. L'esperienza della fotocamera è diversa dalla mia, rigida, rispetto al costante movimento dell’occhio. È passiva e registra semplicemente ciò che ha davanti, attraverso il suo obiettivo e sul suo chip CMOS. Ho impostato la velocità dell’otturatore a 1/120 per secondo. Se vedessi un uccello volare dolcemente nel cielo la mia macchina vedrebbe sobrie immagini statiche, trenta al secondo: l’uccello sobbalza da un fotogramma all’altro, congelato nel tempo per trenta volte al secondo.

La fotocamera è separata da me, diversa, uno strumento. Le sue immagini sono diverse dalla mia esperienza, si devono aggiungere ad essa, mostrando qualcosa che non avrei potuto vedere o conoscere altrimenti. Aumenta la mia sensibilità, espandendone i sensi e aggiungendo qualcosa che non avrei potuto conoscere in altro modo. Dedico molto tempo a comporre l’immagine, proprio come ho fatto con fotocamere di grande formato. Rimango lì, perso in essa, guardandovi attraverso, muovendola in varie direzioni. Un paio d'ore dopo ho finito per la giornata, Torno a casa, inconsapevole di cosa ci sarà quando guarderò le immagini al computer.

A PROPOSITO DEI PAESAGGI

peter campus x CARLOCINQUE Gallery

Il mio primo decennio di produzione artistica è stato dedicato alla psiche. Ero interessato al sé, al “das ich”, all'inconscio, all'ombra del sé, al “das es” e alla coscienza, alle leggi della società, alla pressione di controllare e conformarsi, al “das über ich”. 

Ho studiato psicologia a scuola, cognizione e evoluzione dei sensi. Ho portato questi interessi nel mio lavoro, pensandolo come illustrativo, esplorativo, un luogo per vedersi attraverso l’esperienza, piuttosto che attraverso la sicurezza dell’intelletto. In seguito mi sono orientato verso il ritratto. La ricerca nel volto di pensieri e Identità. Era un lavoro interattivo, come qualsiasi opera d'arte, in cui la mente dello spettatore contribuiva al suo stesso significato, riempiendone i vuoti e creandone di fatto l’opera. Ho esposto i miei ritratti alla New Art Society nella Kurfürstendamm di Berlino. Sul Tagesspiegel hanno pubblicato una mia foto di fronte ai miei lavori, con un’espressione cupa come le mie opere. era ora di smettere con questa mia ossessione sulla mia psiche. Per cui ho iniziato a guardare l’esterno. Sono andato tra le montagne, cercando nella natura di guarire le ferite della mia psiche. Ho viaggiato lungo la valle del fiume Delaware e poi nelle Highlands dell’Hudson. Stare in mezzo alla natura era straordinario, ho lasciato indietro la città e con essa il narcisismo. Lavoro su immagini di paesaggi da trent'anni ora. È un lavoro silenzioso, ma nel quale credo. Ci è permesso essere ossessionati da noi stessi quando si è giovani, sembra quasi scontato, Ma stanca.

C'è il mondo là fuori, e se c'è un’infinità, è nei momenti tra nascita e morte. l’utilizzo che ne viene fatto, dipende da ognuno di noi. Io lo trovo nei colori della baia di Bellport, nei cambiamenti di luce che avvengono in una manciata di minuti, nelle minute differenze che non riesco a percepire se non zittissi il chiacchiericcio costante nella mia mente per potermi perdere nella terra che mi circonda.

peter campus, Brookhaven, 2023

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