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“ l'insetto "
un racconto di peter campus
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Un gigantesco insetto mi è apparso mentre mi stavo svegliando, seduto davanti a me. Non era un sogno, ma era molto reale; probabilmente mi trovavo in uno stato ipnagogico.
Non fraintendetemi, una mattina, appena svegliato, mi sono trovato di fronte a un insetto gigantesco. Non ho pensato di essere un insetto gigante, sarebbe stata un'esperienza metafisica e tutto il resto; era spaventoso. C'era solo un grosso insetto di fronte a me: alto 50 cm, con ali e occhi sfaccettati... insomma, un insetto molto grande. Ho provato a colpirlo e ho fatto cadere la lampada dal comodino.
"Ma che cavolo."
Beh, non ha proprio detto 'ma che cavolo', ma nella mia mente l'ho sentito ma non lo avevo detto io. Doveva averlo detto l’insetto.
"Sì, che cavolo," gli dissi.
"Stavo solo cercando di attirare la tua attenzione."
"Congratulazioni, ci sei riuscito."
Rilassatosi un po', l'insetto incrociò alcune zampe e alcuni dei suoi occhi si girarono verso l'interno e disse:
"È difficile capire cosa funzionerebbe oggi. Ad esempio, se ti fossi apparso come un uomo gigante, spettrale, un po' come il padre di Amleto, non avresti apprezzato la mia meravigliosa ingegnosità, avresti pensato 'ah sì, ho capito, sei il Tempo'. Ma non lo sono. Io sono tutte le cose."
"Credo che se ti fossi presentato davanti a migliaia di persone come un insetto gigante, nessuno avrebbe prestato molta attenzione a ciò che dici, avresti solo avuto migliaia di persone che cercavano di schiacciarti," gli risposi.
"Mi è sempre piaciuto il roveto ardente, inconsumabile, che come per magia, non si è mai spento. Una fonte di energia inesauribile. Energia e materia. Ma sai, alle persone non piacciono le metafore, vogliono solo vedermi a loro immagine. L'arca dell'Alleanza, geniale secondo me. Quei ragazzi erano fantastici. Idee fissate su pergamena. Wow. Da rimanerci a bocca aperta."
L'insetto si trasformò in linee di calcoli avanzati che fluttuavano per la stanza.
"Penseresti che funzionerebbe. Niente da fare. Vogliono un'immagine di loro stessi. Devo ammetterlo, tutte le creature sono così. Non potrei apparire davanti a degli elefanti come altro se non come un grande elefante bianco. Questo capiscono."
Stanco della situazione e convinto che fosse un'illusione, presi il mio iPad, sempre sul comodino accanto a me, e iniziai a leggere la versione digitale del New York Times. In prima pagina c'era una foto del volto di un gigantesco insetto con il titolo principale:
"Cosa stai facendo? Sto cercando di parlarti."
Stavo iniziando ad abituarmici. Tutto sembrava così logico. L'insetto voleva parlarmi. Non ho idea del perché. Forse me lo dirà, e così fece:
"Voglio che tu costruisca un’arca."
"Scusa, no, scherzavo. È un classico. E comunque, una metafora: costruire un'arca. Santo cielo, voi altri siete seriamente limitati. Non intendevo letteralmente 'costruire un'arca'. Metafore, hai presente? Una capacità cognitiva fondamentale. Quello che intendevo dire era: elevatevi al di sopra delle vostre preoccupazioni terrene."
"Cosa puoi fare per aiutarmi a superare le mie preoccupazioni terrene? Ne ho parecchie," gli chiesi.
"Non molto. Nulla in realtà. È questo che sono venuto a dirti. Non posso fare nulla, quindi non fare affidamento su di me, per favore, e fai girare la voce. Di' al mondo di non fare affidamento su di me per nulla."
Poi scomparve. Aspettai a lungo, disteso nell'oscurità, senza pensare, in attesa, e scivolai di nuovo nella dimensione del sonno.
L'insetto mi apparve in uno stato ipnagogico, tra il sonno e la veglia, semplicemente seduto di fronte a me. Non era un sogno, era reale. Quando mi svegliai completamente, non c'era più, e avevo molta paura. Passai tutta la giornata a riflettere su cosa potesse significare e perché questo spaventoso insetto mi fosse apparso. Sono ancora spaventato e ancora non lo so.
peter campus, Agosto 2018, East Patchogue.
opera in copertina: peter campus, envoy, digital photo 1993