CARLOCINQUE GALLERY PRESENTA
“FERRO SPEZZATO” 1973
di GIUSEPPE SPAGNULO
“Ciò che mi è rimasto dell’infanzia è il senso epico di fare le cose”. Tutte le opere di Spagnulo, dalle meno imponenti a quelle ciclopiche, possiedono una forza espressiva che riesce a rendere poetico il peso del ferro, facendolo respirare, diventare carne, mobile e fragile. Una forma “è perfetta solo solo nella quantità di spazio che una riesce a mettere in movimento”, essa viene liberata dall’artista per trascendere il contingente nell’assoluto.
Una visione che Spagnulo ha cercato nella scultura è quella tragica dell’amata mitologia greca, per lui presente nell’essenza della sua terra d’origine. Alla base della sua “fantastica avventura” ci sono le contraddizioni umane che legge nell’Iliade: “ non c’è divisione tra buono e cattivo, entrambe le componenti sono nell’uomo che è sempre bestia e angelo nello stesso tempo” Nella figura di Efeso ritrova quella dello scultore che lavora con il fuoco, un lavoro concettuale, ma anche molto fisico. Quel fuoco che si può mostrare, come sull’opera Ferro Spezzato. “solo attraverso i segni che lascia sopra e dentro i metalli, segni di colori sfumati che restano lì come pennellate”.