Le formelle, realizzate in argilla a primo fuoco e incerate, guardano al medioevo, in alcuni casi agli amanuensi con i loro marginalia, mentre in altri a particolari di affreschi del tre-quattrocento. La genesi di questa serie di lavori prende spunto dall’osservazione dei particolari. Tutti, chi più e chi meno abbiamo memoria dei “marginalia”, piccoli disegni colorati posti a lato delle pagine manoscritte. Prima dell’intuizione di Brunelleschi, la prospettiva quale tecnica geometrica, non era nota e dunque, Il mondo conosciuto veniva rappresentato sul piano verticale e non reale. Le scarse conoscenze portavano questi “artisti miniaturisti” a descrivere un mondo immaginario e simbolico, a volte supportato, nell’esoticità, dai racconti dei viaggiatori. Ognuno era, relativamente libero di esprimersi, indelebilmente, nei capoversi e ai margini delle pagine. Per Dario Ghibaudo, trasformare, altrettanto liberamente, queste fresche e dense immagini in altorilievi, ne amplifica il senso straniante, la tridimensionalità permette in questo caso, lo sviluppo, seppur parziale, della prospettiva, il che, altera la percezione e il senso in chi guarda. L’inserimento poi di esseri altrettanto “nuovi” (non legati alla tradizione cattolica né alle sacre scritture), animali , comunque, dai rimandi mitologici, fa sì che del passato emergano richiami alla memoria, a un già visto impiantato sul nuovo, su uno straniante contemporaneo.
A PROPOSITO DELLE FORMELLE
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